Vale la pena scarpinare un pò per raggiungere la più profonda e grande baia della penisola sorrentina. Un luogo dove storia e leggenda si confondono e dove, anche lo storico più attento, non può fare a meno di lasciarsi trascinare dalle suggestioni di un luogo carico di mistero che già nel suo più famoso appellativo, Baia delle Sirene, rievoca un passato legato a doppio filo con il mito.
Il fascino del paesaggio che la contraddistingue e il colore delle acque in cui la costa si riflette sono tutelate dall’appartenenza all’Area Marina Protetta Punta Campanella (Zona B).
Origine del nome: il toponimo Jeranto pare derivi dal greco ierax che significa falco.
Nella zona, infatti, nidificano varie specie di falchi tra cui anche il Falco Pellegrino.
La forma del promontorio di Jeranto, poi, se visto dall’alto ricorda un falco in volo.
Per raggiungere la Baia di Jeranto bisogna intraprendere il sentiero, Via Jeranto, che parte dal centro del borgo di Nerano, frazione del comune di Massa Lubrense.
Il sentiero di media difficoltà è lungo circa 1,5 km, inizialmente è caratterizzato da una pavimentazione in arenaria, che successivamente diventa terreno sterrato con buche e rocce, ed in alcuni tratti è anche scivoloso, fate attenzione a dove mettete i piedi.
Lungo il percorso si possono possono notare gli uliveti terrazzati sostenuti dai tipici muretti a secco.
Non è raro imbattersi in contadini che percorrono il sentiero a cavallo di muli.
Ciò che non può sfuggire nemmeno al camminatore più distratto è la costruzione a picco sul mare conosciuta come: La Casa Rosa o Casa Degli Spiriti.
Qui Norman Douglas, ispirato dal luogo, nel 1908 iniziò a scrivere Siren Land.
É detta Casa Rosa per via del suo colore che la rende visibile da molti punti della costa che, impervia, corre verso Positano.
Prima che Norman Douglas vi soggiornasse, la casa era rimasta abbandonata per anni in quanto la gente del posto era convinta che fosse posseduta da uno spirito maligno (o’ munaciello).
Questa credenza popolare è all’origine dell’appellativo Casa degli Spiriti.
Proseguendo lungo il sentiero si raggiunge la Grotta Serra o Grotta della Madonnina al cui interno vi è una statuetta mariana.
Tutti i giorni le donne del luogo vi portano fiori freschi in segno di devozione.
Proseguendo ancora è possibile vedere, voltandosi verso la cima del Monte San Costanzo, la Grotta delle Noglie. La grotta, di piccole dimensioni, è ubicata sul versante sud del suddetto monte. Al suo interno sono stati trovati resti di insediamenti risalenti al neolitico.
Il sentiero attraversa la zona dello Sprito (forse trae origine dal latino Spretus = spregevole, riferito, probabilmente, all’asperità del posto).
Scendendo verso la Baia si possono vedere molte varietà vegetali tipiche della macchia mediterranea, ma anche una casa rurale, un uliveto e i resti di fornaci per la cottura della pietra calcarea. Il panorama che si può godere durante la passeggiata è molto ampio. Sono visibili, infatti, gli isolotti de Li Galli;, lo scoglio Vetara, Capri con i suoi maestosi Faraglioni e Punta Campanella, promontorio su cui sorgeva il Tempio di Minerva.
É impossibile, poi, non notare il promontorio a tre pizzi che chiude la Baia di Jeranto.
Le tre punte che si stagliano verso l’orizzonte sono chiamate: Penna, Montalto e Mortella.
La punta di Montalto è così chiamata perchè è la più alta del Promontorio (110 m s.l.m.).
Su di essa sorge una torre di difesa che prende il nome dalla punta stessa.
Punta Penna è caratterizzata da una spianata artificiale, formatasi in conseguenza di anni di estrazione di rocce. La baia, infatti, è stata per anni (circa sessanta) una cava.
Prima tenuta dall’Ilva, poi passata all’Italsider. La cava è stata chiusa nel 1954, ma sono ancora presenti i manufatti ad essa pertinenti.
Sul promontorio chiamato Capitello (da capezzolo) è visibile il molo che serviva da attracco per i barconi destinati al trasporto delle pietre.
Nel 1986 l’allora presidente dell’IRI Romano Prodi donò al FAI la parte di Jeranto appartenuta all’Italsider. Successivamente sono stati effettuati dei lavori di restauro e conservazione sia dei manufatti pertinenti all’ex-cava sia dei sentieri. Il FAI ha curato la realizzazione di percorsi di archeologia industriale ai quali si può accedere accompagnati da guide specializzate disponibili su prenotazione.
La passeggiata si conclude su una spiaggia di ciottoli incastonata tra le rocce calcaree, detta: Jeranto Piccola o Marinella.
La baia ha anche un’altra spiaggia altrettanto bella, ma raggiungibile solo via mare. è più estesa della prima ed è chiamata Jeranto Grande o “nterr è Renare (Denari)”
Realizzata da: Romina Amitrano (Consulente ambientale)
Come arrivare alla baia di Ieranto
Per chi giunge sia da Napoli (percorrendo la statale n. 145) che dalla costiera amalfitana (percorrendo la statale n. 163), consiglio specialmente nei periodi di alta stagione di raggiungere i Colli di San Pietro, dove si imbocca la SS. 145 per Sant’Agata sui Due Golfi, e da qui si prosegue per località Termini e poi in direzione Marina del Cantone.
Prima di giungere a Marina del Cantone c’è la piccola frazione di Nerano è qui che parte il sentiero che ci conduce alla Baia di Ieranto.